Articolo redatto da Giorgio Poletti; Vice Direttore del Laboratorio di Epistemologia della Formazione EURESIS – Università di Ferrara http://docente.unife.it/giorgio.poletti http://euresis.unife.it/
Come da più parti si sente dire una emergenza è il “luogo” in cui si incontrano e si relazionano un problema e una opportunità.
Tutti i campi del sociale e del produttivo hanno accusato duramente il colpo che uno stop repentino, il lockdown, ha inferto.
Lockdown può essere tradotto come isolamento ed è forse questo aspetto psicologico il più devastante, unitamente al fatto che non si conosce la fine di questa situazione e si percepisce un nemico, il virus, sfuggente e subdolo.
La ripercussione di questo stato delle cose sulla didattica e i processi formativi si può individuare non solo all’interno di un paradigma pedagogico, che è stato repentinamente modificato, ma anche in una prospettiva sociale e relazionale.
Il rapporto quotidiano con le persone, tra gli studenti, tra i docenti e tra docenti e studenti ha mostrato, nella sua assenza, le grandi potenzialità che riveste nella crescita e nei processi di apprendimento-insegnamento.
L’atro lato della medaglia è stata la necessità di traghettare tutto il processo di insegnamento in una modalità on-line evidenziando quelle che erano le potenzialità erogative, interattive e di apprendimento che venivano offerte.
Ma come sempre il buono è nemico dell’ottimo e una situazione come quella che stiamo vivendo non può ne portarci a definire le tecnologie come l’unica strada, nel mondo della formazione formale, non-formale e informale, ne farci rimpiangere un mondo in cui tutto avveniva in presenza.
Una vita relazionale a distanza ci ha fatto riscoprire i lati positivi dei sistemi di comunicazione on-line e dei social network.
Non è possibile strutturare soluzioni, e forse non è neanche giusto, ma sicuramente in relazione alla didattica e il suo rapporto con la tecnologia la situazione che stiamo vivendo, qualcosa ha fatto emergere; questo, al di là della contingenza, è il lato positivo dell’emergenza, ora ci siamo trovati a riflettere anche metodologicamente su come le tecnologie possano integrarsi nei processi formativi in presenza.
Abbiamo un’opportunità capire, nella prassi, come la tecnologia si inquadra in un processo di integrazione metodologica e pragmatica nei cammini formativi; basti pensare a tutto il materiale didattico prodotto in questo periodo e non ci si può domandare come poterlo riutilizzare in modo efficace ed efficiente quando si tornerà a quella che ci ostiniamo a chiamare “normalità”.
La “normalità” prossima futura non sarà un ritorno al passato per la società, in ogni sua componente e in ogni sua manifestazione; sarà probabilmente un nuovo orizzonte che apre, a sua volta, nuovi orizzonti e che saremo chiamati ad osservare con la consapevolezza espressa da Alfred Whitehead, matematico e epistemologo britannico, quando affermava che “le nostre menti sono finite, e nonostante queste condizioni di finitezza siamo circondati da possibilità che sono infinite, e lo scopo della vita è cogliere il più possibile da questa infinità”.
